Un articolo di Ermanno Bocchini, pubblicato nel n° 2 della rivista 108Ya, mi ha sollecitato alcune riflessioni.

Voto e Democrazia

La tesi dell’Autore è che nel mentre la Democrazia rappresentativa è un metodo che rende tutti sovrani, perché tutti possono decidere liberamente cosa fare, nelle Associazioni di servizio la stessa avrebbe un carattere meno rappresentativo, perché limitato dagli scopi delle Associazioni stesse; con la conseguenza che nel “deprecato” (così ho creduto d’interpretare quell’insistito triplice “votare”, altrimenti inutile) caso di chiamata alle urne, l’autonomia del votante avrebbe solo carattere funzionale, in quanto rigorosamente subordinata all’obbligo di non tradire la “Missione” dell’Associazione, all’obbligo di obbedire alla spirito di servizio, legittimato dal voto, dal quale anche discende in concreto quel potere (termine che considero estraneo al Lions) che solo dal servizio può nascere e non da campagne elettorali più o meno velate.

L’Autore conclude richiamandoci all’obbligo di non votare mai contro la Missione dell’Associazione, al fine di rendere ferma ed incrollabile l’Unità del Distretto, che non deve essere Abbandonato o Tradito, ma Amato.

Sperando di avere correttamente sintetizzato il pensiero di Ermanno mi limito ad esprimere alcune considerazioni, di carattere pratico, sulle questioni sollevate.

D’accordo che il mero esercizio del voto non esaurisce da solo il concetto di democrazia (feroci dittature sono nate da plebisciti), ma non ho dubbi sul fatto che esso rappresenti uno dei momenti fondamentali della vita democratica di una Comunità: le scelte da fare sono tante e non possono essere fatte altro che da tutti i suoi componenti, appunto mediante il voto.

Essenziale è che esso sia sempre libero e consapevolmente usato per il solo vantaggio della Comunità, ciò che rende lecita anche la sua coesistenza col vantaggio personale dei votanti e dei candidati.

Ed ecco il punto: il nostro voto non mi è mai apparso interamente libero e consapevole (del bene del Lions), bensì viziato da campagne elettorali più o meno velate, come ha sottolineato il nostro prestigioso PID, col quale sul punto sono pienamente d’accordo.

E per essere concreto e sincero, dirò anche che la responsabilità del fenomeno deve essere in gran parte attribuita, a mio avviso, al sistema creato da molti Past Governatori.

Essi attingono il più alto livello organizzativo nella nostra Associazione, di suo fortemente verticistica; e una volta esaurita questa loro funzione, nella maggioranza dei casi non tornano allo stato “laicale”, ma sono chiamati a svolgere (e mi pare giusto non buttar via tanta esperienza) ulteriori funzioni, di grande rilevanza per il Distretto.

Divengono, perciò ed a mio parere, veri e propri nostri “beni comuni”, “proprietà” di tutti gli associati: ebbene, simile posizione non può non imporre a tutti loro, sempre, rigorosa neutralità ed uniformità di comportamento nei confronti di tutti i Clubs e di tutti i Soci, vietando loro di scegliere in personale autonomia (cooptare) candidati a Vice Governatore e di formare attorno a loro cordate, in non evitabile contrasto con quelle di altri Governatori e/o candidati; con l’aggravante che essendo la scelta dei candidati stessi di esclusiva competenza dei Clubs, il contrasto si estende, con inevitabile maggior danno, ai Clubs stessi: la cooptazione potrà anche accrescere il loro “potere” (forse a questo voleva riferirsi Ermanno), ma è stato, continua ad essere e sarà causa di perdita del loro prestigio di funzionari del Lionismo, del consenso intorno alla loro persona ed alla loro attività di officers, oltre che causa di inevitabili divisioni, lacerazioni, contrasti, strascichi destinati a perdurare nel tempo e che nessuna retorica potrà nascondere; le conseguenti votazioni mai potranno essere libere, mai costituiranno la dovuta scelta personalissima intesa alla ricerca del Meglio (il Buono dei tanti Governatori che ho conosciuto, non deve e non può bastare al Lions), ma soltanto il frutto di schieramenti, come tali irrazionali e lontanissimi dalla logica Lionistica e dalla Missione.

Questo fenomeno, non certo velato, anzi assai conosciuto tra di noi, è certo assai negativo, e vorrei sparisse completamente; per consentirci di entrare in una logica in cui non basti più ricorrere al tanto buono che c’è tra tutti noi, ma in cui occorra essere disposti a trovare il meglio in assoluto, adeguando gli strumenti di selezione dei candidati: trovo grave che oggi non si richiede neppure un minimo di concreti, verificati requisiti di merito specifico per potere essere ammessi alle “competizioni” elettorali.

Organigramma

E non escluderei una qualche influenza, sulla libertà del voto, anche “dell’organigramma”: strumento inutile, pretenzioso, tuttologico, pletorico fino all’assurdo: quest’anno, circa 13 pagine fitte dei nomi di tutti i beneficati, per un totale di oltre “seicento” cariche, riferite a tutto lo scibile umano.

Troverei più conforme a buon senso ed a realismo pensare ad un piccolo staff del Governatore, di sua completa fiducia, per la gestione del Distretto, a Presidenti di Circoscrizione e di Zona per il necessario collegamento col Governatore medesimo, a pochissimi Officer per coordinare pochissimi services comuni a tutto il Distretto, per fare massa ed evitare improduttive dispersioni; poi, ogni Club farebbe quello che più ritiene utile per il suo territorio.

E’ un sistema che oltre alla sua concretezza, ragionevolezza ed economicità gestionale, porrebbe un freno alle nostre piccole vanità, umanamente comprensibili, ma poco commendevoli quando finiscono col creare un inaccettabile legame tra voto ed incarico.

Turnazione

Ho letto la recente relazione della Commissione distrettuale di studio per la revisione dei criteri di turnazione per l’elezione dei Vice Governatori distrettuali, in precedenza adottati su base regionale, ma in quel momento considerati non rispettosi della diversa omogeneità lionistica tra i diversi territori del Distretto. In ossequio al mandato, la Commissione è conseguentemente andata alla ricerca degli elementi oggettivi idonei alla identificazione di ogni area le cui caratteristiche di omogeneità la differenziassero dalle altre; ne sono risultate sei (oggi sono già diventate 7), tra le quali si è stabilita una conseguente turnazione, entrata in vigore con l’elezione del 2° Vice governatore dell’anno 2011 ed entrata a regime questo anno 2013.

Però il quesito era sbagliato, per cui anche la risposta non poteva che essere sbagliata, ad onta degli sforzi della Commissione.

In fatto, scelta la turnazione regionale per la candidature del 2° Vice Governatore, ad un certo punto la Regione più grande ha chiesto (preteso?) di avere più turni a suo favore e dunque più Governatori; ma per conseguire tale scopo, non potrà mai giovare la ricerca di tante pretese diverse disomogeneità all’interno delle tre Regioni del Distretto, atte a giustificare la identificazione di altrettante aree cui attribuire, a rotazione, il turno elettorale.

La ricerca si è risolta mediante l’impiego di coefficienti identificati nell’anzianità dei Clubs e nel numero dei loro soci e la conseguente applicazione di pesi ponderali attribuiti a ciascun Club del Distretto, cui è seguito l’assemblaggio di essi in aree: ma la Commissione non è riuscita, mi pare, a far comprendere la logica alla luce della quale si è potuto passare dall’elenco dei pesi ponderali attribuiti a ciascun Club del Distretto alla identificazione delle aree assunte omogenee al loro interno (sarebbero omogenei tra di loro i Clubs di Avellino Host e Matera Host) e disomogenee al loro esterno (sarebbero non omogenei tra loro quelli di Cosenza Host e di Vibo Valentia): in  realtà, per come è facile da vedere, si tratta solo di aree costituite, e mi pare ovvio, da Clubs vicini territorialmente gli uni agli altri e composte da un numero di Clubs e di soci più o meno uguale: ho l’impressione che allo stesso risultato si sarebbe potuti arrivare in maniera decisamente più semplice e sollecita.

Tutto a posto dunque, in questa relazione, a parte il mio rilievo sulla inesistente effettiva diversa omogeneità tra le aree; del resto non richiesta ed inutile, una volta accettato il criterio della turnazione e del Governatorato itinerante in base ad aree geografiche: tant’è che esse da 3 sono divenute 6, oggi sono sette e, così continuando, in ossequio alla medesima logica potrebbero proliferare ad libitum: ma ammetto di essere rimasto assai deluso da questa relazione, riflettendo che avevo il diritto di aspettarmi ben altro, conoscendo le grandi qualità degli autori.

La turnazione però, insieme alle cordate elettorali ed alle campagne velate, lascia del tutto irrisolto il problema della scelta degli elementi migliori tra i soci, i più adatti, i più versati sotto ogni punto di vista alla conduzione del Distretto, alla leadership Massima (in qualità): e finisce col limitare la libertà del voto in funzione di detta esigenza.

Siamo oggi parecchie migliaia di soci, dalla qualità media che a me pare buona, ma è chiaro che le differenze personali tra noi possono arrivare ad essere anche notevoli: perché dunque non cercare il meglio, ad esempio ponendo requisiti di base, compresa la famosa Formazione (nel caso, alla Leadership), per poter essere candidati e quindi liberalizzare le candidature, lasciandone la libera scelta a ciascun socio? magari, quando opportuno, con correttivi anche territoriali, purché non snaturino i principi di base? In conclusione, penso che sia dovere di tutti aprire serie ed approfondita riflessione e conseguenti discussioni, su questo e su ogni altro importante tema, che considerino solo il Bene del Distretto, della Missione e non le scorciatoie per giungere comunque all’agognata Massima Carica.

Noto infatti con rammarico che si discute poco o niente al nostro interno, ed alla discussione, quella preparata ed approfondita, siamo poco o punto incoraggiati, nonostante i tanti problemi da cui la nostra Comunità è afflitta: a mia memoria, solo quest’anno ho sentito un Governatore che più di una volta ci ha spinti alla discussione: sarebbe grave se non gli prestassimo il dovuto ascolto.

E’ vero tuttavia che una discussione produttiva è resa difficile dal grandissimo numero di soci e dalla amplissima diffusione territoriale delle nostre strutture di base, i Club, per cui è assai difficile scaricarla direttamente sui Congressi; ma non dovremmo trascurare che ci sono i Presidenti di Circoscrizioni e di Zona che della discussione potrebbero tenere il filo: invece delle inutili e non attrattive passerelle dei Presidenti dei Clubs, con i quali potrebbero interloquire direttamente, i detti importanti Officers potrebbero proporre o accogliere sintetiche relazioni di base riassuntive degli aspetti relativi alle varie problematiche che ci affliggono, farle circolare tra i Clubs per un primo esame, convocarne poi i soci per una discussione corale nella quale si può presumere che tutti parlino con cognizione di causa: certo, occorrerà in ogni caso fare i conti col disinteresse cronico di tanti soci, ma qualche buon risultato si otterrà; e si renderà a quel punto possibile portare le questiono in Congresso per essere opportunamente definite.

Votare per la Missione

Ritorno infine al punto da cui sono partito, alla parte finale dell’articolo di Ermanno Bocchini, nella quale ci invita a non votare contro la Missione; a riflettere che il solo fatto di votare non ci fa grandi, se non votiamo la Missione; a riflettere che il voto ha sempre tenuto unito il Distretto; a non abbandonare o tradire il Distretto; ad amare il Distretto: insomma, un forte appello, con grande connotazione retorica.

Cosa pensare? Premetto anzitutto che non ritengo desiderabile ed opportuno il collegamento tra il voto all’uno o all’altro candidato, oppure all’una o all’altra questione da decidere ed il tradimento della Missione, salvo il caso di un Annibale alle porte.

Ma poi, l’appello ai Lions a non votare contro la Missione mi sembra non abbia l’indirizzo giusto: si vota su Ordini del giorno proposti dal Governatore e dal Gabinetto distrettuale ed è dunque ad esse Autorità che andrebbe indirizzato, affinché non ci chiamino a votare su proposte contrarie alla Missione; quelle indicate nell’articolo mi sembrano estreme e di scuola, e del resto, non ho memoria di simili disavventure.

Nella realtà, per come normalmente avviene, noi siamo chiamati ad eleggere i nostri Officers non tra chi non è in sintonia con la Missione e chi invece lo è, tra chi ad essa si richiama e chi no, ma cercando e scoprendo tra i soci che si propongono, quelli più capaci, più dotati a guidarci ed a gestire l’Associazione; e per tutte le altre questioni a noi proposte per il voto, il problema non mi sembra tanto il richiamo alla Missione, quanto quello di valutare e scegliere con consapevolezza e saggezza, ciò che può tornare più utile e funzionale agli Scopi che ci proponiamo.

Trovo naturale, scontato, fisiologico, direi necessario che prima del voto ci siano divergenze, contrasti anche decisi (nel rispetto dell’Etica Lionistica); e mi scandalizzerei se a chiunque di noi si imputasse come colpa, specie se addirittura contro la Missione, il far valere le proprie idee; è una fase in cui la pretesa di unanimità è dannosa, perché ostacolo all’approfondimento della ricerca e possibile fonte di successivo scontento permanente in chi non ha potuto portare al vaglio della

nostra Comunità la sua proposta.

E’ soltanto dopo il voto che l’unità diventa fisiologica, giusta, obbligatoria; quando la scelta si è concentrata su un nome o su una proposta, la quale, perché votata dalla maggioranza, diventa subito vincolante per tutti e tutti vi si devono adeguare, senza recriminazioni o dissensi.

Amare il Distretto, non Tradire il Distretto: non è nelle mie corde aprire un discorso filosofico su queste affermazioni, desidero solo esprimere qualche modesto pensiero, provocato dalla viva sensazione che questo discorso miri soprattutto a contrastare quelle ipotesi di ristrutturazione, distrettuale e multidistrettuale, che oggi si pongono con grande evidenza.

Certo, è perfettamente lecito essere contrari a simili ipotesi; ma credo che sia giusto ed inevitabile spiegare le serie, concrete, vere ragioni alla base di tale convinzione; invece, ho dovuto constatare che in fase elettorale su questo discorso è calato il silenziatore, senza peraltro che mi sia riuscito di capirne la ragione; se non c’è chiarezza tra noi, le cose non possono andare bene.

La mia patria non è il Distretto, ma il Lions, un’idea grandiosa che si è creata Associazione Internazionale ed ha avuto tanta forza propulsiva da espandersi nel mondo intero; e lo ha fatto a mezzo di strutture locali, i Distretti che, composti da un certo numero di Clubs, potessero operare in un loro adeguato contesto territoriale, e con la massima efficienza possibile.

Queste strutture si sono nel tempo ingrandite con l’affiliazione di nuovi Clubs, e per poter mantenere l’efficienza e la capacità operativa specifica richieste dalla natura stessa dell’Associazione, destinata ad operare fattivamente in ogni più piccolo segmento di territorio (concettualmente, potrebbe, o dovrebbe, esserci un Club Lions in ogni più piccolo centro abitato), si sono man mano divise in strutture territoriali minori (Distretti più piccoli), in un processo continuo di mitosi, che dell’Associazione ha permesso una diffusione capillare ed incredibile in tutto il mondo.

Se dunque l’impetuosa corrente della Storia del Lions ha prodotto ogni giorno divisioni per ottenere sempre migliori risultati, non può non essere considerato fortemente antistorico ogni contrasto che si opponga alla progressiva scissione (uso il termine senza paura e senza tabù) delle cellule Lions, dalla quale nascono nuovi Distretti; e per conseguenza, non vedo produttivo e fondato un discorso di Amori e Tradimenti riferito ad una “proliferazione” di semplici mezzi strumentali, dal carattere puramente funzionale: il Lions siamo Noi, non il Distretto.

E su questo argomento, non posso non citare nuovamente la relazione di cui ho parlato più sopra, che vi dedica la seconda parte.

Dico subito che gli amici relatori mi hanno veramente sconcertato con le loro parole e che da loro, il meglio che abbiamo in campo nei rispettivi campi di azione, tutto mi sarei aspettato tranne che leggere un fortissimo (non uso violento, ma non perché inadeguato) atto d’accusa contro ogni idea di ristrutturazione, distrettuale o multidistrettuale, e con “quelle” ragioni che hanno esposto.

Mi spiace, ma è stato commesso un grave errore, precipuamente di metodo, sul quale non potrei mai essere d’accordo.

Trovo assai difficile, per non dire impossibile, convenire con l’affermazione che la logica della divisione del nostro Distretto è la logica del tradimento di Ideali, Scopi, Etica del Lions, è quella della prevalenza dell’interesse particolare; quando, in senso assolutamente contrario, la realtà mondiale e quasi secolare del Lionismo testimonia che la logica della divisione è invece proprio quella che precipuamente lo caratterizza ed è elemento distintivo e peculiare della sua Storia (mi permetto di ricordare che l’art. VIII, sez. 3 del Regolamento internazionale in materia di ristrutturazioni di Distretti e Multidistretti usa esclusivamente il termine “desidera” e pone requisiti solo di quantità di Soci e Clubs: non si vorrà dire che il Regolamento Internazionale riconosca ed incoraggi un desiderio che sarebbe tradimento ed esplicazione di meri interessi particolari?): veramente non capisco perché mai dovremmo porci fuori dalla Storia o muovere guerra alla Storia!

Non posso accettare affermazioni prive di riferimenti concreti, che appaiono pretendere efficacia di presunzione assoluta, di giudizio inappellabile ed impermeabile a qualsiasi prova contraria: quali quelle secondo cui non opporsi a qualsiasi discorso di divisione significa soggiacere a “logiche di potere”, “all’avidità” di coloro che accampano “inesistenti necessità di gestione” e, parlando di “Distretti pletorici”, ne suggeriscono la divisione: a parole per “essere meglio gestiti”, “per meglio competere”, ma in realtà per “poterli meglio controllare”; con conseguente raccomandazione finale di non mostrare “l’incoerenza becera di chi in un modo che si unisce sempre più e sempre più motivatamente, teorizza divisioni per logiche di corporazione, predicando d’altra parte agli altri, a gran voce, la pace, l’amore ed il Lionismo universale”; e di seguito molto altro, e sullo stesso tono, che trovo inutile richiamare.

Non so che dire: ammetto di essermi sentito offeso, per essere di certo uno tra quelli che soggiacciono a logiche di potere, un avido, uno che vuole la divisione del Distretto “per contare di più”, “per avere più cariche” e così via; tuttavia non voglio farne una questione personale, del tutto fuori posto e lontana dal mio modo di pensare, e neppure voglio togliere agli amici autori della Relazione l’amicizie e l’apprezzamento che ho sempre avuto per loro.

Qualche considerazione oggettiva sento però di doverla fare: la relazione in discussione è una potente invettiva, ma non adduce nessuna ragione “razionale” a favore della in astratto legittima tesi del mantenimento dell’Unità del Distretto, legittima però quanto la tesi contraria; anzi, a me sembra che se menti raffinate non sono riuscite a trovare null’altro che quello che si legge nella relazione, mi sentirei di poter dire che ragioni concrete ed oggettive a favore della mitica Unità non ce ne sono.

Se il problema è la massa di voti di cui dispone il nostro Distretto e dunque il “potere” che può consentire di esercitare in ambito Multidistrettuale, starei attento a non cadere in situazioni che potrebbero legittimare nei nostri confronti le stesse accuse sulle logiche di potere e sull’avidità di cariche che rivolgiamo ad altri: fare i nobili, costa e magari non produce neppure risultati.

Senza dire che a me sembra che nel predetto ambito due voti, e se del caso anche più, contano più di uno in termini di “potere” per far valere le specificità dei nostri territori: ed aggiungo che non capisco perché mai quel sentimento unitario che dovrebbe avvincerci in maniera tanto indissolubile debba dissolversi, all’improvviso e quasi in automatico, solo per una diversa organizzazione amministrativa.

Eviterei di svolgere la discussione solo sul piano dei sentimenti, del “cuore”: gli amici che si separano, i programmi che s’interrompono, le ricchezze interiori comuni faticosamente costruite e condivise che si disperdono, etc.: i sentimenti sono strettamente personali ed è assai difficile accertarne la condivisione, il cuore è spesso un bugiardo capace di crearsi una sua realtà, non sempre riscontrabile nel concreto; per di più nel nostro Distretto siamo ormai un piccolo esercito e la descrizione dei nostri rapporti personali fatta dai Commissari non può coinvolgere, oggettivamente, più di un centinaio di persone, solo quelle che hanno qualche occasione in più per incontrarsi e stringere rapporti più personali rispetto alla massa: spesso è già difficile vedersi all’interno dei Clubs e qualche socio resta persino sconosciuto; figurarsi in un ambito territoriale molto vasto, all’interno del quale oggi ci si sposta solo fuori porta ed in un più ampio raggio in genere si spostano, quando capita, officers titolati per dovere del loro mandato.

Per di più, il Governatore sta diventando una figura ognor più lontana e sempre meno incisiva sulla vita degli Associati, a causa della vastità territoriale del Distretto, che vedo caduto in una gestione inevitabilmente routinaria: ho l’impressione che sempre meno soci ne conoscano addirittura il nome ed il viso: davvero non sarebbe meglio averlo stabilmente più vicino, con possibilità di contatti personali assai più ravvicinati, che solo un territorio a misura dell’energia di un uomo può permettere?

Del resto, abbiamo dietro le spalle, ma presente, non solo la storia delle “scissioni” delle cellule distrettuali Lionistiche, ma vicino a noi nel tempo e nello spazio, la divisione del 108ya, da cui è nato il nostro Distretto: posso dire io c’ero, ero molto più presente di oggi, ma non ho ricordi di particolari disadattamenti o peggio: da persone mature e consapevoli, abbiamo accettato di voltare la pagina di un libro del quale un capitolo, a causa di oggettive necessità, si era dovuto chiudere ed abbiamo ripreso la nostra attività istituzionale, il vero scopo del nostro essere associati (avendo relativa importanza il “ con chi”), magari con maggiore entusiasmo per la novità.

Concludo: oggi l’Associazione, il Distretto versano in uno stato di crisi innegabile; la Commissione Affari Interni, della quale faccio parte, ha prospettato, in sua relazione presentata al recente Congresso, una serie di possibili rimedi; dal canto suo, la Commissione multidistrettuale ha anch’essa indicato in altra relazione una serie di rimedi che ha ritenuto possano farci uscire dalla medesima, riconosciuta crisi; il Governatore Sava ha particolarmente ed insistentemente, ed allo stato inutimente, invitato tutti, soci e Clubs a prenderne visione, a discuterne.

Mi auguro che ciò avvenga davvero, con razionalità, con fantasia, senza verità precostituite, con adeguato approfondimento di ogni aspetto di ciascuna questione, con impegno vero e serietà d’intenti, con sincerità lontana dalla retorica: se c’è da dimostrare amore per il Distretto, se c’è da non tradire il Distretto, questo è il momento buono per dimostrarlo.

Giugno 2013

Benedetto Clausi – Segretario Cosenza Host – Componente Commissione Distrettuale Affari Interni